In Europa l’autismo, o Disturbo dello Spettro Autistico (ASD), colpisce più di 1 bambino su 100. L’incidenza, in costante aumento, è attribuibile a una maggiore consapevolezza del disturbo tra professionisti sanitari e genitori, oltre alle diagnosi sempre più precoci.

Per supportare i bambini con ASD nel loro sviluppo sociale e comunicativo, i robot sociali si stanno affermando come strumenti innovativi e promettenti per migliorare le capacità sociali, la comunicazione e l’attenzione nei bambini autistici.

Vediamo i ruoli che un robot sociale può avere nel supporto alla terapia di bambini con ASD.

1. Mediazione nelle interazioni sociali

Uno degli ostacoli principali per i bambini con ASD è la difficoltà nelle interazioni sociali. I robot sociali possono fungere da mediatori nelle interazioni, facilitando il coinvolgimento e migliorando le capacità di interazione dei bambini.

Grazie a interazioni strutturate e prevedibili da parte dei robot, i bambini si sentono più a loro agio e incoraggiati a sperimentare nuove modalità di comunicazione, favorendo l’interazione con coetanei e adulti. Uno studio sperimentale ha dimostrato come i robot sociali abbiano un potenziale terapeutico sorprendente, permettendo all’85,5% dei bambini di aderire al protocollo terapeutico.

2. Attrazione nel ridurre comportamenti ripetitivi

Molti bambini con ASD manifestano comportamenti ripetitivi e stereotipati, che possono ostacolare il loro sviluppo cognitivo e relazionale. In letteratura scientifica è noto come i robot sociali, grazie al loro aspetto accattivante e alla capacità di mantenere alta l’attenzione, aiutano a ridurre questi comportamenti. La loro capacità di catturare l’interesse del bambino contribuisce a rompere schemi rigidi, favorendo l’esplorazione di nuove attività e strategie di apprendimento.

3. Facilitazione della comunicazione visiva

Uno degli aspetti più innovativi dei robot sociali è la loro capacità di migliorare la comunicazione visiva, fondamentale per l’interazione sociale. I bambini con ASD spesso faticano a interpretare e rispondere alle espressioni facciali e ai gesti umani.

I robot, con le loro espressioni semplificate e prevedibili, aiutano i bambini a riconoscere emozioni e segnali non verbali, migliorando la loro capacità di interazione. Inoltre, la loro capacità di accentuare tratti somatici e movimenti li rende strumenti efficaci per attivare la percezione visiva del volto e stimolare l’apprendimento del linguaggio.

4. Storytelling visivo per l’apprendimento

Oltre ad usare prompt visivi per facilitare la comunicazione, i robot sociali possono usare interazioni visive per migliorare l’apprendimento di bambini con ASD grazie allo storytelling. I robot sociali dotati di schermo possono essere usati per narrare visivamente delle storie coinvolgenti.

Grazie a questa modalità visiva i bambini comprendono meglio le situazioni sociali e imparano a rispondere in modo appropriato. Inoltre, l’uso di prompt visivi tattili o motori possono aiutare a personalizzare l’interazione a seconda del tipo di autismo.

5. Riduzione di ansia e stress

Nei bambini con disturbi dello spettro, le sovrastimolazioni sensoriali possono innescare reazioni di panico e provocare crolli emotivi. In questo contesto delicato, i robot sociali possono ricoprire un ruolo terapeutico importante.

A differenza delle interazioni umane, complesse e imprevedibili, questi robot possono essere programmati per fornire stimoli graduali e calibrati, rispettando i limiti di tolleranza sensoriale del bambino.

Attraverso sequenze ripetitive e predicibili, i robot sociali supportano la costruzione di una routine rassicurante, fungendo da “ponte” tra il mondo interno del bambino e gli stimoli ambientali esterni. Questa mediazione tecnologica riduce significativamente lo stress, favorendo gradualmente l’acquisizione di competenze socio-emotive e migliorando complessivamente il benessere psicologico.

I robot sociali, infatti, possono essere usati per allievare l’ansia e lo stress da ricovero di bambini ospedalizzati.

6. Facilitazione del linguaggio

Molti bambini con ASD rispondono alle domande ma non iniziano conversazioni spontanee. Questo può essere dovuto a difficoltà nell’elaborazione di segnali uditivi e visivi complessi. Qui entra in gioco l’effetto McGurk, un fenomeno per cui il cervello combina il movimento delle labbra con l’input uditivo per migliorare la comprensione del linguaggio.

I robot sociali, grazie alla loro capacità di semplificare ed enfatizzare le espressioni facciali, offrono un’interazione visiva più chiara e accessibile. Rispetto ai volti umani, che possono risultare troppo complessi da decifrare, i robot possono presentare espressioni più essenziali e leggibili, facilitando il riconoscimento dei suoni e delle emozioni.

L’Importanza di robot umanoidi con contenuti visivi ed espressivi

Per massimizzare il loro impatto, i robot devono essere in grado di muoversi, comunicare visivamente e mostrare emozioni. Uno studio recente in collaborazione con l’Università de L’Aquila sottolinea l’efficacia dei robot sociali nella terapia per l’autismo.

Sebbene i robot sociali rappresentino una risorsa preziosa nella terapia per l’ASD, non devono sostituire il ruolo di clinici, genitori e caregiver. Il loro vero potenziale risiede nel supportare e amplificare l’efficacia delle terapie tradizionali, creando un ponte tra il bambino e il mondo che lo circonda.